San Giorgio Morgeto, un piccolo borgo calabrese da scoprire, dove pare siano passati anche Re Artù e Morgana.
San Giorgio Morgeto un paese dalle origini molto antiche
Le leggende, i miti e le storie fantastiche sono da sempre presenti nei nostri territori. Arricchiscono la loro bellezza con un pizzico di magia e di superstizione. Così nei tanti paesini distesi tra le verdi terre calabresi non è raro imbattersi in racconti fantastici, storie spettacolari e intricati enigmi. È il caso di San Giorgio Morgeto, piccolo paese della provincia reggina, che fa parte del Parco Nazionale dell’Aspromonte e, della Città Metropolitana di Reggio Calabria.
La sua storia affonda le radici in tempi remoti. Come scrive Tobia Almagiore nel suo “Raccolta di varie notitie historiche, non meno appartenenti all’Historia del Svmmonte”, il paese, è stato fondato da Morgete figlio di Italo. La sua etimologia completa arriva solo con l’edificazione del Monastero di San Giorgio per opera dei basiliani. Tuttavia sue notizie si hanno già negli scritti di Plinio e Strabone. Fiorenti, infatti, i commerci che questi territori intrattenevano con i Greci e poi con i Romani.
Tante dominazioni e personaggi illustri
La storia di San Giorgio Morgeto si arricchisce nel corso dei secoli con il susseguirsi delle dominazioni. Nelle alture si costruì il castello per difendersi dagli attacchi dei saraceni. Durante l’epoca normanna assunse una posizione rilevante come avamposto di difesa. E ampliato sotto il governo di Ruggero I d’Altavilla. Tante le famiglie che si susseguirono e le baronie che governarono sui territori e sui terreni. Anche Tommaso Campanella passò da San Giorgio.
Quando aveva 15 anni, nel 1583, studiò e prese i voti nel Convento di san Domenico, distrutto dal terremoto del 1783. Un piccolo scrigno di storia, che stupisce e incuriosisce. Caratteristico anche il suo centro. Stradine tortuose, viuzze che si arrampicano lungo i crinali e che creano angoli suggestivi. Come, per esempio, “il Passetto del Re”, un particolare vicolo largo appena 40 centimetri; il vicolo più stretto d’Italia. Uno stretto passaggio con una scala posta nelle vicinanze del castello.
Re Artù, Morgana e la scala beffarda
“Il Passetto del Re” è legato a una leggenda popolare. Durante le invasioni questo stretto passaggio costituiva una via di fuga per il Re Morgete, per poi far disperdere le sue tracce nei dedalo di vicoli dell’abitato di San Giorgio. Una via di fuga per la salvezza. Forse per questo motivo, secondo la tradizione, percorrere il “Passetto del Re” è un gesto che porta fortuna. Un’altra leggenda è legata alla cosiddetta Scalinata Beffarda detta anche gli Scalini di Morgana. Seconda la tradizione mitica, re Artù dimorò con il suo esercito per diversi mesi a Messina.
La sua permanenza sullo Stretto attirò anche la sorellastra Morgana, che rubò al re il fodero di Excalibur, la spada che lo proteggeva. Convinta che lo avrebbe cercato, nascose il fodero ai piedi del castello, sperando proprio che Artù lo cercasse. Il re arrivato a San Giorgio chiese a Morgana che, esperta di illusione inganni, disse al fratellastro “cercalo tra i mille vicoli, laddove una gradinata si farà beffa di te”. Il re, però desistette e anche senza il prezioso fodero torno nel suo regno, consapevole che senza il fodero le sue possibilità di sopravvivere ai nemici erano molto poche. Si narra che ancora oggi nelle giornate di vento i puri e chi è leale possano udire la risata beffarda di Morgana, riuscita nel suo intento di ingannare e sconfiggere il potente re.