Oggi ricorre l’anniversario della nascita di un artista e letterato calabrese, il cui valore è ampiamente riconosciuto. Il 15 aprile del 1895 nasceva, infatti, Corrado Alvaro. Fu scrittore, giornalista, poeta e sceneggiatore: una vita dedicata alla cultura e alla conoscenza. Un personaggio poliedrico anche un po’ controverso che, nel corso della sua vita, ha dato lustro alla sua Calabria raccontandola nelle sue opere.
Corrado Alvaro e gli studi
Alvaro nasce a San Luca, nell’entroterra ionico reggino, ai piedi dell’Aspromonte. Il padre Antonio era un maestro elementare che insegnava anche agli adulti, contadini del posto e ai pastori, in una scuola serale da lui creata. La madre Antonia Giampaolo era figlia di proprietari terrieri. Era il primogenito di sei figli. A San Luca visse per i primi anni di vita trascorrendo un’infanzia serena educato dal padre.
Vi rimase fino al 1905, quando all’età di dieci anni, fu mandato in collegio a Frascati. Era un istituto retto da gesuiti e frequentato dai figli della borghesia romana. Purtroppo vi rimase solamente cinque anni. Fu espulso, perché sorpreso a leggere libri proibiti tra cui Carducci e D’annunzio. Era già affascinato dalla poesia a cui si stava avvicinando. Durante gli anni di permanenza nel collegio, infatti, compose le prime liriche. Costretto a rientrare in Calabria finì gli studi nel prestigioso Liceo Galluppi di Catanzaro.
Alvaro da sottotenente a giornalista richiesto da tutti
Nel 1915 con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, fu chiamato alle armi. Frequentò un corso allievi ufficiali e, divenne sottotenente. In battaglia vicino San Michele del Carso viene ferito e decorato con una medaglia al valore. Nel 1916 Alvaro, inizia a collaborare con il “Resto del Carlino”, diventandone capo redattore. Trasferitosi a Bologna conosce Laura Babini, che nell’aprile del 1918, diventerà sua moglie.
Tutto si sussegue velocemente, nel 1919 a Milano è assunto al “Corriere della Sera”, nel 1921 diviene corrispondente del “Mondo” a Parigi. Collaborerà con il quotidiano “La Stampa” e nel 1926 è segretario di redazione della rivista “900”. Ancora, fu corrispondente da Berlino nel 1929, per “Italia letteraria”. Era molto impegnato politicamente. Nel 1925 aveva firmato il Manifesto degli intellettuali antifascisti di Croce, entrando nel mirino degli squadristi. Anche se poi, appoggiò la bonifica pontina con un reportage che attirò su di sé le accuse di apologia di fascismo nel dopoguerra.
Gente in Aspromonte uno dei suoi capolavori
Dal 1930 inizia la pubblicazione delle sue opere letterarie. Corrado Alvaro, infatti, pubblica “Vent’anni”, un romanzo sulla Grande Guerra, i racconti “Misteri e avventure”, “La signora dell’isola” e il più conosciuto “Gente in Aspromonte”. Quest’ultimo è considerato un significativo esempio di letteratura meridionalista della corrente neo-realista del ‘900. Un’opera che racconta la vita dura e selvaggia dei pastori dell’Aspromonte.
Pubblicazioni che gli varranno il premio letterario de “La Stampa”. Nel 1938 dà alle stampe “L’uomo è forte” un romanzo distopico contro i poteri forti e gli oppressori. Nello stesso periodo dà inizio alla sua collaborazione con la rivista cinematografica “Nuova Antologia” e, inizia a scrivere sceneggiature e soggetti per il cinema. La sua attività di giornalista e scrittore continua anche durante la Seconda Guerra Mondiale. Sarà costretto a vivere sotto falso nome e, a rifugiarsi a Chieti, perché ricercato dai tedeschi. Il figlio sconterà una prigionia in Jugoslavia e poi diventerà partigiano.
Alvaro, il Premio Strega e il suo amore per la Calabria
Dopo la guerra fonda il “Sindacato nazionale degli scrittori” assieme a Francesco Jovine e Libero Bigiaretti. Continuerà a collaborare con diversi quotidiani nazionali. Nel 1951 vince il “Premio Strega” con il libro “Quasi una vita”, un diario della sua vita tra il 1927 e il 1947, battendo autori del calibro di Alberto Moravia, Carlo Levi e Mario Soldati. La sua vita intensa viene sconvolta da un tumore addominale, che lo porterà alla morte l’11 giugno del 1956.
La sua esistenza è testimoniata dal suo percorso letterario e giornalistico. È l’unico scrittore calabrese a entrare di diritto nella letteratura classica. È stato un romanziere, un poeta, con uno sguardo di ampio respiro. Un intellettuale che ha messo in campo la sua esperienza cosmopolita, che si ritrova ampiamente nei suoi scritti. Un autore complesso che mette insieme la sua Calabria con il mondo, non cancellando la sua identità culturale e il suo essere uomo forte ed eclettico.
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